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Alla scoperta di Terre Nuove - parte 3 di 4

Dopo la gita nel suggestivo Western Brook Pond e la visita, troppo breve, di quella meraviglia sorprendente del Gros Morne National Park, ho ripreso la strada verso nord. L'unica strada, dovrei aggiungere, infatti per andare a nord c'è solo la Trans Canada Highway (TCH), qui route 430 anche nota come Viking Trail lungo 526 Km, che arriva a St. Anthony, l'insediamento più a nord del Newfoundland, e quindi per andarci, come io ero determinata a fare, bisogna percorrere la stessa strada sia all'andata che al ritorno, e per me che amo i percorsi circolari non è una buona notizia, però la strada costeggia sempre il Golfo del San Lorenzo e io non l'ho trovata affatto noiosa, tra gli iceberg che galleggiano, gli alci che potrebbero attraversare la strada e il traffico inesistente. 


A essere precisi, non c'è proprio solo la TCH, ci sarebbero anche la 432, e la deviazione della 434, dette Grenfell Drive, ma su Google Street View non si vedono e io sono stata titubante, perché le strade secondarie non mappate sullo Street View spesso sono sterrate, come la 422 più a sud che ho dovuto abbandonare, e in ogni caso resta poi sempre un lungo tratto da percorrere a ritroso sulla TCH.

Prima di arrivare alla mia destinazione mi sono fermata nel The Arches Provincial Park, dove ci sono delle formazioni di rocce calcaree erose in migliaia di anni dalle onde del mare a formare degli archi molto suggestivi. Alcuni li chiamano Enchanting Arches, gli archi incantevoli, e lo sono per davvero. Gli archi ora sono 3, originariamente erano 4 ma uno è collassato sotto l'azione incessante delle acque, e la stessa sorte toccherà prima o poi anche agli altri.

A Port Saunders - paesino di circa 800 abitanti che deve il suo nome al Capitano Cook, che glielo diede in onore di un ammiraglio britannico, Sir Charles Saunders, vittorioso nella battaglia del Quebec - ho fatto base per 2 notti in una cabin carinissima con la vista sul San Lorenzo, sul quale Port Saunders offriva un porto molto importante, quando ci si spostava prevalentemente via nave. 

C'erano ancora i segni della pandemia, che in Newfoundland ha causato 354 morti e ha avuto importanti ripercussioni economiche a causa dell'isolamento della Provincia.

fonte: https://townofportauchoix.ca/tourism/history/
Mentre ero a Port Saunders ho visitato per bene l'area di Port au Choix, paesino di pescatori molto interessante: nonostante si trovi in un'area abbastanza remota sia del Canada che del Newfoundland, è stato per millenni luogo di passaggio e incontro di popolazioni e culture diverse, grazie probabilmente a un ecosistema molto complesso ricco di risorse marine, foreste, animali e bacche che è sempre riuscito a sostentare chi ha deciso di fermarsi. 

Il nome deriva dal Basco Portuichoa (Piccolo porto); i Baschi dal Golfo di Biscaglia sono stati qui intorno al 1500, poi sono arrivati i Francesi che sono rimasti fino all'inizio del XX secolo.
Non sorprende quindi che ci sia un sito di interesse storico e archeologico con diversi percorsi spettacolari in un paesaggio quasi artico, su sentieri in costa e in mezzo ai tuckamore trees, piante sempreverdi che crescono nelle aree di mare e si piegano come ad abbracciare la costa e si aggrovigliano tra di loro per difendersi dai venti, diventando impenetrabili; rappresentano bene lo spirito degli abitanti di Terranova, resistenti, sopravvivono e prosperano nonostante condizioni ardue e avversità.
Il sito è di rilievo perché vi sono tracce di vita e attività umane che risalgono a circa 6000 anni fa; prima i Maritime Archaic Indians, poi, da 4000 anni fa fino a circa 900 anni, gruppi diversi di genti adattate all'artico, i Paleoeskimo, di cui si trovano tracce in Groenlandia, Alaska e nella Baia di Hudson, che non sono legati agli Inuit, anzi forse sono scomparsi proprio quando sono arrivati quelli di Thule, che degli Inuit invece sono gli antenati. Paradossalmente i Paleoeskimo sono scomparsi quando il clima ha iniziato a scaldarsi. 

La caccia alla foca





Port au Choix custodisce le proprie origini francesi e c'è un forno dove fornaie vestite nei costumi d'epoca impastano e cuociono il pane alla moda tradizionale e poi lo servono con marmellate fatte in casa. Il pane era molto bello, molto profumato ma non tanto saporito; oltre a me ad aspettare che cuocesse c'erano un'altra turista, del Newfoundland, e un paio di abitanti del paese ed è stato un bel momento di chiacchiere e scambi. Erano tutti incuriositi da questa signora arrivata fin dall'Italia e che se ne andava in giro da sola, e comunque non ho mai incontrato turisti italiani su Terranova, e neppure residenti, ed è stano perché qualche italiano in viaggio lo incontro sempre. 


C'è anche un Community garden  con alcune aiuole rialzate date in affitto, anno per anno, ai residenti, per coltivare ortaggi e piante. Oltre a questo, a testimoniare lo spirito di collaborazione e comunità che anima paesini così piccoli e sperduti, sul sito del paese ho visto che tutti a martedì, a partire dalle 19:00 c'è la Women's night out: le donne sono invitate a portarsi lavoretti, cucito, maglia, quello che vogliono, per passare un paio d'ore in compagnia a fare quello che amano; ci sono rinfreschi e queste serate sono anche l'occasione per decidere eventi e attività.

E poi c'è il faro, il Pointe Riche Lighthouse non solo particolare con la sua forma ottagonale, che lo mette nella categoria dei fari a forma di macinapepe, o saliera, non solo molto bello e imponente, coi suoi 19 m di altezza, ma anche con un'atmosfera davvero suggestiva, quando l'ho visto non c'era nessuno, e si ergeva solitario su questa costa brulla, spoglia, di rocce calcaree battute dal vento. In tutte le foto che ho visto ci sono sempre gruppi di caribou, ma non nelle mie, avevano evidentemente di meglio da fare. E' stato costruito nel 1892 , la struttura è di legno ed è ancora attivo.


c'è anche la versione in miniatura, nel giardino di una casa

Ho quindi ripreso la strada verso nord, che è stata molto interessante per gli iceberg a galleggiare nel San Lorenzo,


perché sono passata vicino a St. Barbe dove parte il ferry che attraversa lo Stretto di Belle Isle e arriva nel Labrador, e perché finalmente ho visto gli alci, dopo le decine di cartelli che mettevano in guardia sulla loro presenza. Uno era in mezzo agli alberi e sono riuscita più o meno a fotografarlo, uno se l'è data a gambe al passaggio dell'auto davanti a me, poi il mattino presto uno molto giovane mi ha attraversato la strada, così di botto, un po' scomposto, un po' sgraziato, molto intimorito. E poi uno più adulto ma senza palco, quindi penso una femmina, ha aspettato che passassi e poi prima di attraversare ha guardato da entrambi i lati della strada che non arrivasse nessuno. Io ero quasi ferma e volevo fotografarlo, era davvero bello e maestoso, ma ho incrociato il suo sguardo e non ho voluto abusare della sua pazienza. Gli alci non c'erano su Terranova, nel 1904 ne furono portati 4 dal New Brunswick ma non sopravvissero. L'anno successivo ne furono portati altri 4 nella zona di Deer Lake e questi riuscirono a sopravvivere e a moltiplicarsi, e in seguito ne furono introdotti ancora, in altre zone. Oggi ce ne sono circa 120.000, sono tanti, e si cerca di trovare un equilibrio tra alci e umani. 

Su Terranova ci sono circa 10.000 orsi bruni, ma non ne ho neppure sentito parlare, tranne l'episodio di cui parlo tra un po' di cui ho letto una volta a casa. Mi ha colpito invece leggere che in primavera nel nord dell'isola arrivano dal Labrador gli orsi bianchi, che seguono  la migrazione delle foche a cui danno la caccia, spostandosi sui ghiacci, poi prima dell'estate e che cominci a fare troppo caldo tornano indietro, spesso a nuoto per centinaia di chilometri; ho chiesto conferma, pensavo che potesse essere una specie di leggenda isolana, e invece mi hanno detto che la scorsa primavera nella zona di St. Anthony ne hanno contati 69.


Sono quindi arrivata a St. Anthony ma è stato davvero troppo breve. St. Anthony è un posto strano, non si può definire remoto, neppure rurale, è una cittadina di 2500 abitanti con centri commerciali, alberghi, servizi, scuole, chiese, ospedali, persino l'aeroporto C'è tutto e sembra quasi affollata, dopo essere stata per qualche giorno in paesini piccolissimi. Però se ne sta lassù in cima all'isola, isolato da tutto se non fosse per la TCH e quando ho fatto un giro nei dintorni lungo la costa con le calette affacciate sull'oceano, e solo questa immensa distesa d'acqua a separarle dalla terra più vicina, in Europa, a me sembrava di essere un po' in capo al mondo.

C'è l'immancabile faro, il Fox Point Lighthouse, originariamente del 1912 ma sostituito nel 1960.
Sono stata solo poche ore a St. Anthony, durante le quali il tempo è stato davvero inclemente, al punto che non sono riuscita a visitare L'Anse aux Meadows, patrimonio Unesco, unico insediamento vichingo confermato del Nord America, dove sono conservate le tracce della prima presenza vichinga nell'XI secolo. Ci sono andata, al sito, ho provato a fare un giro, ma c'era una nebbia così fitta, un vento così forte e una pioggia così martellante che ho dovuto desistere. Piena di vergogna per essermi fatta fermare da un po' di pioggia, ma soprattutto dispiaciuta, sono andata a salutare Leif Erikson, mio altro nume tutelare, il figlio di Erik il Rosso, islandese, navigatore instancabile e scopritore di nuovi mondi a cui è dedicato un monumento poco dopo il sito archeologico.
la statua di Leif vicino a L'Anse aux Meadows

la statua di Leifur a Reykjavík

Un po' delusa un po' rammaricata mi sono rimessa in viaggio verso sud, per la parte finale del viaggio e il rientro a St. John's.
E più andavo a sud più il meteo migliorava, e col meteo anche il mio umore.


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Il mio viaggio in Canada:
Montreal, Halifax e Newfoundland Est, Icebergs: Da Montreal agli icebergs
Newfoundland Ovest, Parco Nazionale: Gros Morne e Bonne Bay
Newfoundland Nord, storia e archeologia: Tutta a nord, Port au Choix e St. Anthony
Newfoundland da nord a sud: Wonder never cease
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Piccola Bibliografia:
Port Saunders: Northern Peninsula
Vegetazione del Newfoundland: Tuckamore trees
La storia dei Vichinghi in Nord America: The Viking Herald








 


Alla scoperta di Terre Nuove - parte 4 di 4

Dopo l'entusiasmo per gli iceberg , la meraviglia del Gros Morne NP , la visita di siti archeologici e l' esplorazione del nord  che...