Come
ci si sposta in Scozia? Con tutti i mezzi.
Ci sono località raggiungibili solo in barca, senza essere su un’isola (Inverie), altre solo in treno (come Corrour), altre ancora solo in auto (come Red Point), e alcune solo a piedi (Sandwood beach).
Queste
quattro non sono le uniche, e tutte possono essere raggiunte a piedi o in
bicicletta, anche se non sempre facilmente, ma sono quelle che hanno colpito la
mia immaginazione e quelle dove vorrei andare.
Sì, perché qui parlo di posti in
cui non sono stata, ci sono arrivata vicino, ma non proprio fino a là.
Inverie
Il
paesino di Inverie ha per me un fascino
pazzesco, così tanto che quando sono stata a Mallaig non gli ho voluto dedicare
solo la manciata di ore frettolose che avevo a disposizione, spero invece di avere
la possibilità di viverlo almeno per qualche giorno.
Il porto di Mallaig da cui parte la barca per Inverie |
E’ il villaggio principale
nella penisola di Knoydart, l’ultima
area davvero selvaggia e disabitata dell’intera Gran Bretagna, il Wild West di
Scozia, non è infatti collegata alla rete stradale principale e ci si arriva solo in
barca, con 45 minuti di ferry da Mallaig,
o a piedi, è a 17 miglia da Kinloch-Hourn,
per cui ci vogliono 2 giorni di trekking, in una zona pantanosa, montuosa,
rocciosa, generalmente impervia, oppure da Glenfinnan, da dove di giorni ne
servono 3, lungo un percorso ancora più accidentato,
spesso su sentieri non marcati, o da Glen Dessary, di nuovo per 27 Km,
attraversando anche un ponte sospeso sul fiume.
Non
ci si arriva per caso.
Philips's Navigator Scotland |
Ora
ci abitano circa 120 persone di cui la metà ad Inverie, ma ci sono stati fino a un migliaio di abitanti verso la
fine del Settecento, prima che venissero espulsi, sfrattati, mandati via
durante l’orribile periodo delle Clearances che qui raggiunse il culmine alla
metà dell’Ottocento.
Dal 1999, dopo essere stata a lungo trascurata dai
Landlord che la usavano solo per pascoli o terreni di caccia (con alcune lodevoli
eccezioni, il primo generatore di corrente fu installato dal proprietario di allora nel 1950), la penisola è finalmente in gran parte
di proprietà della Knoydart Foundation e quindi della comunità, che si occupa
di tutto, a cominciare dall’energia, quest’area infatti non è connessa neppure alla
rete elettrica nazionale, ma la produce autonomamente, in modo rinnovabile e
sostenibile, “verde” quindi, con impianti idroelettrici, che sfruttano l’abbondanza
di acqua; una cosa che mi colpisce sempre di questi progetti è che non sono
fatti per generare profitto per qualcuno, ma solo benessere e opportunità per tutta
la comunità. La comunità si occupa della manutenzione delle poche stradine di servizio (di recente c'è stata una frana e quella che collega Inverie ad Airor è interrotta, come anche parte della linea elettrica), dei boschi, dell’ambiente, delle case e
anche delle attività commerciali, ad esempio gestisce la Bunkhouse, una specie
di ostello.
Inverie è una
striscia di terra di poche miglia, affacciata sul mare del Loch Nevis in una
bella insenatura protetta alle spalle dallo Sgurr Coire Choinnichean,
che è un Corbett, il nome delle montagne alte invece tra 2500 e 3000 piedi.
dal sito Visit Knoydart |
dal sito Visit Knoydart |
Naturalmente
a Inverie c’è il Post Office che è, insieme alla Community Hall, il luogo principale, vitale addirittura, del paese, dove si trova un po’ di tutto, dal tonno in scatola all’abitino per i neonati, probabilmente fatto a mano da qualche locale.
questo è il Post Office di Skipness, portato a esempio |
questo è l'interno del Post Office di Skipness, portato a esempio |
Ci sono cottage, alcuni a una ventina di minuti a piedi dal paese, e b&b (uno, il Doune Stone Lodges - è a 6 miglia da Inverie, lungo la costa, ci si può passare una settimana a fare pizzi e ti vengono a prendere in barca a Mallaig), c'è una sala da te e soprattutto c’è l’Old Forge, il pub più remoto, sulla
terraferma, di tutta la Gran Bretagna.
Inverie per me è il
simbolo dei posti lontani da tutto - away from it all dicono loro - da tutto
quello cui siamo abituati, la metro, la folla, la fretta, la solitudine monadica
della città, il lavoro alienante.
E io vorrei per qualche giorno far parte di
questa comunità e vivere l’isolamento in mezzo alla natura e a paesaggi
meravigliosi, vorrei ascoltare i racconti di chi è arrivato qui a piedi, attraversando
valli e superando passi, e ha dormito in tenda o in un bothy, una specie di rifugio,
vorrei tentare un giro in mountain bike o fare qualche passeggiata
lungo gli innumerevoli sentieri, quelle guidate dove ti raccontano la storia
della penisola, ad esempio di quando i "7 di Knoydart" cercarono, nel 1949, da veterani di
guerra, di espropriare alcune terre al Lord, un simpatizzante nazista, e non ci riuscirono ma diedero il via al processo che ha portato l’ultimo Landlord
a vendere alla Knoydart Foundation, oppure di quando pare che anche Bonnie
Prince Charlie abbia cercato rifugio qui dopo la disfatta di Culloden; vorrei
fare le passeggiate naturalistiche, sperando di incontrare i cervi, o anche
quelle dove prendi e cammini, immersa nel silenzio e nella natura e non pensi
al telefono, che qui non prende, alle scadenze, alle seccature, ma al raggio di
luce che passa tra i rami, ai rumori del bosco, alle pietre sul sentiero, al
tuo posto nel mondo.
A'Chuil Bothy (c) OldBackpacker |
Oppure,
vorrei andare a vedere il Market Garden dove coltivano e vendono frutta,
verdura e fiori, e fare un giro per gli studi degli artisti che vivono e
lavorano qui, chi fa gioielli con tecniche tradizionali, chi fa ceramiche, chi
saponi o cuscini, chi scialli filati a mano o lavori a maglia, non mancano certo fotografi e pittori, e c'è anche chi lavora il legno.
Ma è quando viene la sera e l'ultimo ferry se ne è andato che davvero si resta isolati, come su una piccola isola, e immagino il silenzio, e il buio, il mistero, anche, appena oltre le luci delle poche case, dove si intravvedono solo i profili delle montagne e i boschi.
Il possibile senso di inquietudine, di disagio perfino, si potrà tenere a bada con una birra e un piatto di frutti di mare all’Old Forge, dove poi restare a scherzare, ad ascoltare musica celtica, partecipando forse a un ceilidh improvvisato, oppure giocare a biliardo e chiacchierare, e ascoltare le storie di tutti, che i posti così remoti sono pieni di storie – di segreti, di fughe, di progetti, di amori, di delusioni, di sfide, di sconfitte.
Il possibile senso di inquietudine, di disagio perfino, si potrà tenere a bada con una birra e un piatto di frutti di mare all’Old Forge, dove poi restare a scherzare, ad ascoltare musica celtica, partecipando forse a un ceilidh improvvisato, oppure giocare a biliardo e chiacchierare, e ascoltare le storie di tutti, che i posti così remoti sono pieni di storie – di segreti, di fughe, di progetti, di amori, di delusioni, di sfide, di sconfitte.
E poi, rassicurati, si potrà tornare a guardare il
mare, e il cielo e le stelle, e ad ascoltare la profondità del silenzio.
(to be continued)